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Appoggiarsi è stare a casa propria nel corpo | wks corpo spazio relazione 19.11.17


Domenica 19 Novembre 2017

Abitare il corpo. Lo spazio del corpo, che razza di spazio è questo? Spazio di me? carne, pelle, muscoli, ossa, liquidi, pensieri? Come lo sento, lo immagino, lo percepisco? Dove inizia e finisce, come faccio a vederlo?

Inizio toccandolo per percepirlo in tutto il suo volume, non un massaggio, un’esplorazione per conoscerne gli strati, usare le mani come sensori: è la fase geografia-pulizia, sentire anche dove è più denso, chiuso e dove non si passa, lì respiro e faccio spazio, nel corpo-casa fra pulizia è far spazio dove c’è troppo ingombro.

Se il corpo fosse una casa metterei il portone nei piedi per entrare. Procedendo incontreresti una grande entrata, una hall, come negli alberghi, dalla reception bisogna passare per accedere alle altre stanze: è la pancia, l’addome, i visceri, infine c’è il cuore della casa, focolare? cucina? sicuramente colonna portante, muro maestro, la colonna vertebrale che collega tutti i vari piani, dal portone dei piedi al balcone della testa.

Nello spazio stanza di via Baltea, finestre che danno sul cortile di via Baltea, nel quartiere Barriera di Milano una domenica d’inverno, città di Torino, Italia, Europa.... il corpo è soffice, taglienti come coltelli solo le direzioni, sprofondo, collego, allungo: spazio in ogni dimensione dello spazio, cerco la rotondità, spirale e raggiera, per aiutare relazioni e collegamenti, diventa piede qualunque punto del corpo che tocca il pavimento, democrazia del corpo, si diceva, tutto può essere testa e piedi nella dinamica, ma il pavimento resta il sotto-sotto, il soffitto il sopra-sopra, la mia casa ha sempre una centro da cui tutto si organizza.


Poi tutti a camminare nella pulsazione regolare ed irregolare e sentire con i piedi e il corpo il tempo, la durata, la ripetizione, pulsare con il movimento, coincidere, co-incidere o ugualmente incidere insieme corpo e suono.


Ed infine il timbro con gli oggetti che ognuno ha portato da casa, suoni dell’abitazione, cercare qualità di suono differente in un singolo oggetto, sperimentare poi il fraseggio: sequenze di suono organizzato. Ognuno la sua musica con una scarpa, un bicchiere, chiavi, contenitori di plastica, elastici, massaggia testa, coperchi, scodelle. Come studio del suono in relazione con il movimento a coppie: tu musicista io danzatore e vice versa, frasi di lingue diverse parlano e si capiscono.

+ Shared Training giovedì 30 Novembre 2017 il logo di shared training: un soffione, il centro le estremità\ le estremità il centro


Faceva freddo questa mattina, siamo quasi arrivati alla neve a Torino, il riscaldamento del corpo questa volta era il termine giusto: siamo partiti dal gatto, 4 zampe, 4 piedi e dal far circolare, in ogni articolazione, dal basso verso l’alto, tenere una pallina fra le mani e una palla più grande fatta di maglie tra le gambe, costringerci a stare giù, a far nascere il movimento da quell’appoggio privilegiato interno che abbiamo incluso tra i pezzi di cui siamo costituiti, pavimento pelvico, diaframma pelvico.


L’appoggio (visibile ed invisibile) nel movimento di una persona all’interno di un gruppo: sentire il sostegno che arriva da fuori per rinforzare l’appoggio interno, gambe e braccia partono da lì. La danza poi accade, casuali incroci perfetti perché il corpo è fatto per danzare, è il suo nutrimento di vitalità, di sopravvivenza.

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